L’Arcadia in Brenta, Venezia, Zatta, 1795

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURETTA
 
 FABRIZIO
 Ohimè! Dove m’ascondo?
 Ohimè! Che son andato in precipizio.
1110Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
 è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiar pei forestieri.
1115Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far, son disperato.
 LAURA
 Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vussignoria.
 LAURA
1120Che mai ha, che mi pare
 alterato un tantin?
 FABRIZIO
                                     Mi duole il capo.
 LAURA
 Me ne dispiace, anch’io
 mi sento nello stomaco aggravata.
 Beverei volentier la cioccolata.
 FABRIZIO
1125(La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cucina?
 FABRIZIO
 (Certo tu non la bevi stamatina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei...
 LINDORA
1130Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
 la mia colazioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Fo pestar un cappone,
1135poscia lo fo bollire a poco a poco
 e lo fo consumar fin che vi resta
 di brodo un scudellino
 e vi taglio due fette di panino.
 FABRIZIO
 Se il cappon non vi fosse...
 LINDORA
                                                  Oh me meschina!
1140Certo mi ammalerei,
 certo per debolezza io morirei.
 FABRIZIO
 (Se il brodo di cappon vuol aspettare,
 stamattina madama ha da crepare).
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e detti
 
 CONTE
 Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
1145giacché nel principato
 anco per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
 una solenne strepitosa caccia.
 I cacciator son lesti,
1150sono i cani ammaniti; altro non manca
 che il generoso core
 d’ospite così degno
 supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
 Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito,
1155un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti
 e poi il di lei bel cor contenta tutti.
 FABRIZIO
1160Ah non vuol altro? Sì, sarà servito;
 stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
 È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
 Dove diavolo è
1165il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosanna il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
 Oh canchero! Mi spiace. Presto presto,
 Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
1170Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signor come conviene.
 
    A Lauretta la sua cioccolata,
 a madama un tazzin di ristoro,
 il rosolio a quegli altri e il caffè.
1175Poi farai una torta sfogliata.
 (Zitto... ascolta). Farai un pasticcio.
 (Zitto, dico. Non dir non ve n’è.
 
    Già lo so tutto quel che vuol dire.
 Non v’è roba, non v’è più denaro.
1180Non importa, sta’ cheto, l’ho caro;
 tai pensieri non toccan a te). (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon core.
 LAURA
 Per le ninfe d’Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
1185Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
1190Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
 fin che si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No, certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
1195Ahimè! Che languidezza, io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama!
 Eccovi samperiglie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
1200estratto di cannella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare,
 giacché non ho ristoro,
1205della polvere d’oro,
 un cordial di perle,
 un elexir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
1210pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh, madamina mia,
 so io che vi vorria
 perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un bel marito.
 
1215   Le fanciulle giovinette
 son soggette a certi mali
 ma non hanno gli speziali
 la ricetta che vi vuol.
 
    Altro recipe richiede
1220della giovine il difetto;
 un amante giovinetto
 d’ogni mal sanar la puol.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA e FORESTO
 
 FORESTO
 Che ne dite, madama? La ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        Io non ascolto
1225né di lei né di voi le debolezze.
 Le passioni d’amor son leggierezze.
 FORESTO
 Modestia è gran virtù. Ma finalmente
 la passione del cor convien che sbocchi,
 che se il labbro non parla, parlan gli occhi.
1230Voi adorate il conte.
 LINDORA
 State zitto, ch’ei viene.
 FORESTO
 Parto, perché sturbarvi non conviene. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con uno speziale con vari medicamenti
 
 LINDORA
 Io l’amo, è ver, ma non vuo’ dirlo adesso,
 vuo’ sostener la gravità del sesso.
 CONTE
1235Eccovi lo spezial, signora mia,
 ed ha mezza con lui la spezieria.
 LINDORA
 Il cordiale. (Al conte)
 CONTE
                        Il cordiale? Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
 Mezzo voi e mezzo io.
 CONTE
                                          Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
1240ricusar non si può.
 CONTE
 Dite ben, dite bene; io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vuo’ assaggiar un poco;
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
1245Datemi l’elixir.
 CONTE
                               Eccolo qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere...
 CONTE
 Vi domando perdono;
 vi servo, io bevo e cavaliero sono.
 LINDORA
1250Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
 Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
 Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Ohimè! Mi sento
 lo stomaco pesante.
1255Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
 è questo un solutivo
 ch’è molto operativo;
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
1260Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
1265se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Ella ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa. No, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
1270nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Sì, madama, soffrirò;
 ma mi sento un certo che...
 che vorrebbe tornar su.
1275Ahi soffrir non posso più.
 Deh, ch’io vada permettete,
 attendete, tornerò.
 
    No, vi dico, non vorrei...
 Se sentiste i dolor miei;
1280nol credete? Io tacerò.
 Voi volete? Io creperò. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo riderei,
 se non mi fasse il rider tanto male.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
1285Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
1290colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
 e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabroni!
 Me ne dispiace assai; ma non ci penso,
1295perché se ci pensassi
 forse per compassion m’attristerei
 e attristandomi un poco io morirei.
 
    Non voglio affanni al core,
 non vuo’ pensare a guai,
1300non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
    Io son d’un certo umore
 che par che mesta sia
 e pur malinconia
1305dentro il cor mio non ho. (Parte)
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 GIACINTO
 Può darsi ch’ella sia
 allegra più di quel ch’ognuno crede
 ma fa morir d’inedia chi la vede.
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
1310Preparato è il burchiello;
 mandato avanti ho i servitori miei;
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
1315quando nella mia casa voi sarete
 io farovvi padrone e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son que’ detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
1320Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
 Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui a poco a poco
1325m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
    Principiai amar per gioco
 e d’amor il cor m’accesi;
 già m’alletta il dolce foco
1330e maggior ognor si fa.
 
    Fra i piaceri e fra i diletti
 oggi nacque il mio tormento;
 ma d’amare io non mi pento
 perché spero alfin pietà. (Parte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
1335No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia;
 vuo’ fuggir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
1340Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
 Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
1345signor Fabrizio amato;
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vussignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fermatevi, signore;
 fateci quest’onore;
1350venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO
                             (Oh bella!) (Vuol rigirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
 Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
1355Orsù, signor Fabrizio,
 permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
 che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
1360che venghiate con noi; se ricusate,
 superbia e non virtù voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi prego.
 LAURA
                                            Vi scongiuro.
 CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
 Orsù, m’arrendo al generoso invito.
1365Non è poca fortuna
 per un uom rovinato
 esiger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegl’istessi,
 ch’hanno mandato il misero in rovina,
1370lo metton con gli scherni alla berlina.
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
1375   Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
 è terminata
 e la brigata
1380via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
    Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
1385e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 Fine del dramma